Una bella cosa è quando prendo un cappuccino e ci metto un po' di zucchero sopra e mescolando molto zucchero rimane sulla schiuma.
Poi ci passo sopra con il cucchiaino mi mangio un paio di miscugli zuccherati: pillole di bontà. Adoro i bar, non tutti, ma molti sì. Però nel caffé ne finisce sempre di meno, di zucchero, pazienza.
Beh, quando mi succede ripenso alla fotina in movimento che vedete qui di lato, tratto dal famosissimo film Via col vento.
No, è La spada nella roccia, chi voglio fregare? Nessuno, nessuno, è solo che forse ho preso troppo zucchero.
Una volta, per sfida con un paio di amici abbiamo versato in un bicchiere di birra (con della birra dentro) del caffé, dello zucchero e dell'aceto e ricordo che ho provato a berlo ma era imbevibile, dopo il primo sorso. Vabbé, meglio lo zucchero sopra la schiuma del cappuccino.
venerdì 9 novembre 2012
Il caffé e lo zucchero - e La spada nella roccia
giovedì 8 novembre 2012
Passerotti
A volte passeggiando verso lavoro vedo i passerotti che mangiano le briciole insieme ai piccioni. E se i piccioni sono un pochino abituati a vedere gli uomini passare e non si scansano più di tanto, i passerotti sono sempre i primi a battere le ali per spostarsi.
Così mi viene spesso da pensare che in realtà i passerotti siano come dei bambini e i piccioni i loro genitori. I passerotti sono i cuccioli dei piccioni.
Oggi però ho pensato che forse è più giusto pensare ai passerotti come a dei piccoli Baby Herman, il personaggio di Chi ha incastrato Roger Rabbit, quello che vedete nella foto.
I passerotti sono adulti arrapati intrappolati in corpo da bambini.
Così mi viene spesso da pensare che in realtà i passerotti siano come dei bambini e i piccioni i loro genitori. I passerotti sono i cuccioli dei piccioni.
Oggi però ho pensato che forse è più giusto pensare ai passerotti come a dei piccoli Baby Herman, il personaggio di Chi ha incastrato Roger Rabbit, quello che vedete nella foto.
I passerotti sono adulti arrapati intrappolati in corpo da bambini.
giovedì 11 ottobre 2012
Senza perdere la memoria
Post apparso su Finzioni Magazine
Lettualità edizione speciale – Ricordando Ernesto Guevara della Serna, a 55 anni e 3 giorni dalla sua morte (per assassinio) tramite ricordi personali
Ho conosciuto Che Guevara per finta, quando guardavo la televisione con i miei forse durante la trasmissione La posta del cuore. Sabina Guzzanti lo imitava. Era il 1998. Quando chiesi ai miei genitori chi fosse Che Guevara mi dissero “Un rivoluzionario cubano”. Ok, ma come fai a riassumere Ernesto Guevara in tre parole? Certo, rivoluzionario, medico, politico, ma anche scrittore e, soprattutto, vorace lettore. Non è questo il posto per un ricordo politico, del Che, ma mi piace ricordare come fosse un appassionato grafomane e, nei suoi limiti, un intellettuale.
È una cifra ricorrente in molti pensatori di sinistra. Dopo la Bibbia e la saga di Harry Potter, il Libretto Rosso di Mao è il libro più letto (e stampato). Ma pensiamo anche al Che Fare di Lenin, o a Il Manifesto, di Marx e tutta la produzione dei Wu Ming. E poi, mano a mano che ci si sposta verso il centro e lo si scavalca, la qualità cala drasticamente: Walter Veltroni, ad esempio.
Tre ricordi del Che, tramite altrettanti libri.
Stavo con una ragazza, qualche anno fa, che aveva regalato ad un suo amico Diario in Bolivia, ma il suo amico già ce l'aveva così me lo sono preso io. Ovvero gli appunti che Guevara scrisse in Bolivia negli ultimi sue due anni di vita, prima che fosse tradito e ammazzato. Non è certo il suo miglior libro, ma è molto intimo (in fondo era pur sempre il suo diario). Molti giorni si susseguono come un elenco di mansioni distribuite tra i suoi sottoposti, ma quelle piccole riflessioni e il senso tragico di una fine imminente, ogni tanto affiorano e lasciano intravedere un futuro tenebroso.
L’estate prima un mio collega mi prestò Senza perdere la tenerezza, che è un librone in cui Paco Ignacio Taibo II scrive la biografia del Che. Probabilmente è il testo più accurato mai scritto, con migliaia di riferimenti ai documenti personali, lettere, diari, appunti, corrispondenza con Fidel Castro, con sua moglie e via dicendo. Alcuni dicono che sia un testo abbasta di parte, ma cosa non lo è quando si parla del Che? Dal libro apprendiamo anche cose un po' stupide, ad esempio quando era convinto che mischiando l'acqua dolce (quella poca che gli era rimasta) con dell'acqua salmastra si potesse ottenere altra acqua dolce. Non so, questo particolare mi ha lasciato un po' stupito… Ernesto era un medico, come poteva credere a questa stupida diceria? Eppure la guerriglia era anche quello. Apprendiamo anche fatti molto più importanti: Che Guevara leggeva molto Sartre, ma anche Dante. E teneva appunti su appunti.
Ultimo ricordo, l’estate scorsa, mentre ero a Londra. Sono partito con due libri, il primo era Il Grande Sonno, l’altro era Latinoamericana (ne ho parlato qui) che narra del viaggio che Ernesto e il suo amico Alberto fanno attraverso il Sud America, dall'Argentina al Venezuela. Ho letto del libro, dovo aver già visto il film. Quando Alberto Granado è morto, un paio di anni fa, ricordo che ero a casa di un'amica e mi è arrivato un sms di Michele Danesi: "Alberto Granado è morto". Ed è molto triste.
Guardate che scrisse Calvino, quando seppe della morte di Ernesto (si erano conosciuti qualche anno prima):
Qualsiasi cosa io cerchi di scrivere per esprimere la mia ammirazione per Ernesto Che Guevara, per come visse e per come morì, mi pare fuori tono. Sento la sua risata che mi risponde, piena d'ironia e di commiserazione. Io sono qui, seduto nel mio studio, tra i miei libri, nella finta pace e finta prosperità dell'Europa, dedico un breve intervallo del mio lavoro a scrivere, senza alcun rischio, d'un uomo che ha voluto assumersi tutti i rischi, che non ha accettato la finzione d'una pace provvisoria, un uomo che chiedeva a sè e agli altri il massimo spirito di sacrificio, convinto che ogni risparmio di sacrifici oggi si pagherà domani con una somma di sacrifici ancor maggiori.Ma è così, il tempo passa e fermalo se puoi! L'importante, dunque, è non perdere la memoria.
Guevara è per noi questo richiamo alla gravità assoluta di tutto ciò che riguarda la rivoluzione e l'avvenire del mondo, questa critica radicale a ogni gesto che serva soltanto a mettere a posto le nostre coscienze.
lunedì 9 luglio 2012
Giornate intense - Miscellanea
Dopo un weekend da fuoco, al K Lit, dove, tra l'altro, ho avuto il piacere di consocere molte belle persone, tra cui Lisa Galli (che è fortissima), personaggi di Sul Romanzo e di Con altri mezzi.
Beh, oggi ho scritto un paio di cose: qui (su Hey Kiddo, contro il Piccolo Principe) e qui (su Finzioni sull'intervento di sabato).
Non contento, ho ripensato ad un paio di cose, in treno. Ad esempio, vi rendente conto che gente come Alemanno e Giovanardi sono stati ministri? E pure Fini, Scajola e Gasparri. Senza contare quello là... Calderoli. Che periodo buio della nostra storia recente.
Beh, già che c'ero ho pensato a qualche insunto a trenitalia, su twitter. Qui e qui. Ah, poi ho avuto un'intuizione qui.
Vi lascio con una domanda: chi presenterà la portata di Porta a porta in cui si parlerà della morte di Bruno Vespa?
Ci sarà un plastico del cadavere o sarà in diretta dall'obitorio?
p.s. ricordatemi che vi parli della mia breve discussione con Christian Raimo.
Beh, oggi ho scritto un paio di cose: qui (su Hey Kiddo, contro il Piccolo Principe) e qui (su Finzioni sull'intervento di sabato).
Non contento, ho ripensato ad un paio di cose, in treno. Ad esempio, vi rendente conto che gente come Alemanno e Giovanardi sono stati ministri? E pure Fini, Scajola e Gasparri. Senza contare quello là... Calderoli. Che periodo buio della nostra storia recente.
Beh, già che c'ero ho pensato a qualche insunto a trenitalia, su twitter. Qui e qui. Ah, poi ho avuto un'intuizione qui.
Vi lascio con una domanda: chi presenterà la portata di Porta a porta in cui si parlerà della morte di Bruno Vespa?
Ci sarà un plastico del cadavere o sarà in diretta dall'obitorio?
p.s. ricordatemi che vi parli della mia breve discussione con Christian Raimo.
giovedì 5 luglio 2012
La Poderosa
Una volta, mentre parlavo con Folco Terzani, mi diceva che secondo lui ai bambini piace giocare con le macchinette e i soldatini perché è una sorta di memoria ancestrale di quando nelle caverne giocavamo con i topolini, le ghiande e cose simili. Bella teoria, a pensarci. Allora forse, seguendo questa idea della memoria ancestrale, ci piace andare in moto per via di quando penzolavamo da un albero all'altro.
Gli evoluzionisti mi perdonino per la banalità della spiegazione, i creazionisti mi perdonino per aver pensato ad un antenato primate e ai pastafariani basti un "ramen". È da quando ho 12 anni che l'idea di avere una moto mi fa sognare. Ancora all'asilo, andai da mia madre e le dissi "voglio la moto maròn col casco fuchias". Non ero esperto di abbinamenti, ma avevo le idee chiare come il cielo d'estate, amici di Finzioni. C'è poco da fare: la motocicletta è la materializzazione del vento, la meccanificazione della libertà del movimento, se mi passate l'ossimoro.
Qualche estate più tardi ero costretto a letto da una bruttissima influenza intestinale, secondo alcuni, secondo altri era un blocco renale dovuto ad un’insolazione. Fatto sta che un mio caro amico, Michele Danesi, penetrò nella malsana atmosfera della mia casetta con un DVD, I diari della motocicletta. Non c’è modo migliore di sentirsi liberi, se non guardare quel film. Incuriosito, appena guarii, comprai il libro Latinoamericana, un diario per un viaggio in motocicletta (Universale Economica Feltrinelli, 135 pagine) Scrive Che Guevara, nella prefazione:
Il personaggio che ha scritto questi appunti è morto quando è tornato a posarei piedi sulla terra dell’Argentina, e colui che li riordina e li ripulisce, io, non sono più io; per lo meno, non si tratta dello stesso io interiore.
Attenzione, potrebbe essere il solito discorso sull’importanza del viaggio, e il valore del vero viaggio, quello interiore. Sì, ma non solo. Una moto, La Poderosa, una Norton 500 M 18 ha trasportato le mitiche natiche di Ernesto Guevara e del mai abbastanza compianto Alberto Granado attraverso l’Argentina e il Cile, prima di abbandonarli. Hanno provato a ripararla diverse volte ma ad un certo punto un meccanico andino gli ha chiarito le idee “vi conviene venderla come ferro vecchio”.
La Poderosa non è una moto comoda, soprattutto se si è in due e con dei bagagli, lo sterzo non è molto ampio ed quella che usarono era 39 (mentre il loro viaggio inizia il 29 dicembre del 52). Ma negli appunti di viaggio non mancano i riferimenti al movimento del polso, al rapporto tra il piede e i pedali, la leva del cambio e quella del freno. La Poderosa è il terzo compagno di viaggio, ma non solo, è una straordinaria metafora del cambiamento.
Si potrebbe pensare alla moto come ad un traghetto, o alla della zattera di Caronte, che trasporta l’anima di Ernesto da studente di medicina a giovane rivoluzionario. Non è un’idea sbagliata (principalmente perché non c’è un’interpretazione più giusta delle altre) ma credo che si possa vedere la Norton 500 M 18 più come una bici con le rotelline, quelle che abbiamo usato per imparare a pedalare da soli. È utile e funziona fino ad un certo punto, però poi arriva il momento di crescere, di cambiare.
Mano a mano che Ernesto ed Alberto viaggiano, aumenta la loro consapevolezza del Sudamerica. L’ingiustizia sociale, l’ineguaglianza tra indi e coloni, la condizione precaria dei lavoratori nelle miniere peruviane e dei campesiños, le colonie dei lebbrosi sono gli esempi più lampanti. Ecco, la Poderosa ad un certo punto si guasta definitivamente, non la si può più riparare, e io credo che in quel momento il Che abbia pensato: ad un certo punto non c’è più niente da riparare nella società, serve una rivoluzione.
Post apparso qui
lunedì 2 luglio 2012
Trenitaglia
Arrivo in stazione a Venezia alle 17.45, voglio prendere il treno alle 18.04. Alle 17.58 il treno viene cancellato, o per lo meno a quell'ora ne danno l'annuncio.
Il regionale dopo è alle 18.58 e arriva a Verona a 20.54.
Se invece che andare in stazione andavo in aeroporto, prendevo un aereo per Berlino e da lì uno per Verona, arrivavo prima. Stavo più comodo e magari mi offrivano da bere.
Caro Moretti, attendo una lettera di scuse scritta di tuo pugno, e un anno di viaggi gratis per me e per tutti i miei amici.
E pensare che al mattino mi ero complimentato per la puntualità e l'aria condizionata.
domenica 1 luglio 2012
Ci sarà Italia - Spagna, tra qualche ora.
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